Mitigare l’aumento della temperatura media globale, promuovere lo sviluppo di un futuro a basse emissioni e rendere i flussi finanziari coerenti con un percorso di diminuzione dei gas serra: sono questi alcuni dei macro-obiettivi dell’accordo di Parigi. Aspirazioni e promesse riprese a Glasgow in occasione della COP26, che nonostante le difficoltà è riuscita a dare maggiore slancio e visibilità all’agenda climatica globale.
Ormai circa il 70% del GDP globale rientra nel target di emissioni zero. Diventare net-zero sta dunque diventando una necessità per molte aziende. Anche la guerra in Ucraina evidenzia come, se vogliamo affrancarci dalla dipendenza estera per gli approvvigionamenti energetici, dobbiamo progressivamente abbandonare il gas e concentrare gli investimenti sull’unica fonte che abbiamo in abbondanza, che non inquina e che possiamo mettere in campo da subito potenziando la generazione elettrica da fonti rinnovabili, agendo sull’efficienza energetica e sull’utilizzo di crediti di neutralizzazione.
Non è un tema di risorse, perché i capitali disposti a finanziare impianti eolici e fotovoltaici non mancano, e non è un tema di tecnologia: eolico, idroelettrico, biomasse, oltre al fotovoltaico sono alla portata delle nostre competenze.
Il contesto di riferimento: la normativa, il ruolo della finanza ed il PRR
L’obiettivo dell’UE di tagliare le emissioni dei gas serra del 55% e aumentare la quota di energia rinnovabile del 40% entro il 2030, misure propedeutiche alla carbon neutrality entro il 2050, conferma l’impegno crescente dei legislatori per il net-zero. Nel dicembre 2019, la Commissione Europea ha presentato l’European Green Deal, una roadmap composta da una serie di normative generali che implica interventi strutturali con l’obiettivo di cogliere le sfide dei cambiamenti climatici per assicurare la transizione ecologica dell’UE. Tra risorse pubbliche e private, il piano di investimenti per il Green Deal europeo finanzierà con mille miliardi di euro la transizione ecologica.
Nel settore finanziario Banca d’Italia ha pubblicato di recente il paper ‘Il rischio climatico per la finanza in Italia’ utile a identificare le azioni necessarie per gestire il rischio finanziario correlato al clima e la BCE ha rilasciato una guida per integrare le considerazioni relative al clima nei framework di risk management delle banche. Alle iniziative promosse dalle singole organizzazioni o istituzioni si aggiungono i tre obiettivi posti dal Piano d'azione per finanziare la crescita sostenibile, pubblicato dalla Commissione Europea nel 2018, orientamento dei flussi di capitale verso investimenti sostenibili; integrazione della sostenibilità nella gestione del rischio; promozione della trasparenza e di una visione a lungo termine. Negli ultimi anni, inoltre, gli investitori hanno notevolmente affinato la propria sensibilità sui temi ESG che rientrano tra i parametri delle proprie scelte di investimento.
In questo contesto, i 33,47 miliardi di euro del PNRR destinati alle imprese nell’ambito della Missione 2 ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’ rappresentano un’occasione unica per il mercato italiano per rafforzare e trasformare il Paese con interventi mirati in diversi settori: economia circolare e agricoltura sostenibile; energie rinnovabili, idrogeno e strumenti di mobilità sostenibili; efficienza energetica e riqualificazione degli edifici; tutela del territorio e della risorsa idrica.
La strategia di decarbonizzazione: l’approccio KPMG
Oltre agli strumenti e agli stimoli previsti dalla normativa, dalla finanza e dal PNRR per centrare l’obiettivo della decarbonizzazione, le imprese devono definire delle ambizioni realistiche in grado di tradursi in una strategia, sufficientemente aperta e flessibile per potersi adattare continuamente ad un contesto in continuo cambiamento. KPMG ha identificato un approccio pragmatico che si compone di 8 step che consente di delineare un percorso di decarbonizzazione trasparente in grado di rassicurare tutti i principali stakeholders delle aziende.
Conclusioni
Come ha sostenuto anche Greta Thunberg, attivista e leader del movimento ‘Fridays for Future’, è tempo di passare dagli slogan ai fatti. Molte aziende continuano, invece, ad avere un approccio ‘wait & see’. È comprensibile, data la volatilità del contesto di riferimento e vista la continua evoluzione normativa e la velocità dell’innovazione tecnologica.
Nonostante questi timori, il processo di decarbonizzazione deve essere considerato alla stessa stregua di altri processi aziendali, con elementi di pianificazione a supporto della strategia e con robusti modelli operativi e gestionali di supporto. Serve veramente un approccio olistico per comprendere quali sono i bisogni, le azioni ed i modelli di rendicontazione per comunicare i progressi raggiunti, sia all’interno, sia all’esterno.
Si tratta di un’evoluzione fondamentale verso modelli di governance sempre più responsabili e trasparenti, in linea con le nuove aspettative della società.